A volte si dice - perché l'ha detto lui stesso - che Nietzsche filosofeggia "con il martello". Ciò implica che non sarebbe esigente, che non si preoccuperebbe delle sfumature, preferendo pezzi di legno ben tagliati e pagnotte intere a briciole e trucioli. È vero che Nietzsche non è facile da leggere, perché le digressioni poetiche, l'ironia, le metafore e i voli iperbolici della fantasia si mescolano alle sue dimostrazioni ben ordinate. Ma quando diciamo che colpisce forte, con un martello, dobbiamo intendere che colpisce violentemente, ma giustamente, nei recessi dove il pensiero non ama avventurarsi: se ci fossero cento vasi di Pandora, si toglierebbero tutti i coperchi, non per spargere mali dappertutto, ma per moltiplicare i problemi, compresi quelli che costerebbe risolvere. Ma forse è proprio il contrario: seguendo le sue gole e i suoi meandri, il pensiero di Nietzsche scorre chiaro e limpido nel letto che scava. È quindi comprensibile che "interpretare Nietzsche" sia un compito difficile e che egli abbia tanti interpreti quanti lettori. E se il "mistero" di Nietzsche fosse solo nel modo in cui è riuscito a rendere misterioso se stesso?