Pubblicato il Novembre 29, 2018Aggiornato il Luglio 11, 2023
Dopo essere stato insignito di una seconda stella Michelin, il Blue Bay, posto all’interno del Monte-Carlo Bay Hotel & Resort, si trasforma. Nuova sistemazione, decorazione reinventata, nuova terrazza, inedite creazioni culinarie... Marcel Ravin, uno degli chef più dotati della sua generazione, continua così a perseguire il suo sogno. Una convinzione, e il vero nucleo della sua sinfonia culinaria. Il suo stile innovativo, generoso e sincero è il suo marchio distintivo; la sua cucina, un ponte fra i cinque continenti e la Martinica, la sua terra natale. Incontro con colui che dirige le cucine del Blue Bay con passione, creatività e amore infinito per il gusto e il piacere.
Come è cambiata la sua cucina dagli inizi del Blue Bay?
Marcel Ravin: Mi sono dato del tempo per costituire frammenti di realtà, ricordi della mia infanzia. Parliamo spesso della fusione dei sapori caraibici e mediterranei. Tuttavia, la fusione crea confusione. La mia cucina è un ponte e una finestra sui cinque continenti, grazie al DNA del mondo creolo. E se cresce continuamente è grazie al mio #superteam, al dialogo e alla condivisione.
Cosa cambia nel menu?
Marcel Ravin: I menu cambiano ogni 3 settimane. Lavoriamo a stretto contatto con ciò che cogliamo dall’orto, dalla natura e dagli incontri per aprire un universo e sviluppare una scrittura culinaria poetica.
E il brunch di Marcel Ravin, oramai un’istituzione?
Marcel Ravin: Abbiamo dedicato alla degustazione del nostro brunch un nuovo spazio, il Calypso, che potrà accogliere più di 200 clienti.
Qual è l’influenza di Monaco sulla sua cucina?
Marcel Ravin: Monaco è la Terra delle Possibilità. Al Blue Bay, i sapori non sono semplicemente contrapposti o aggiunti gli uni agli altri. È una combinazione organizzata, strutturata, sviluppata e pensata in base alla mia filosofia. Collaboro con piccoli produttori locali. Solo per citarne alcuni: Terrae, La Boucherie Formia o Le Jardin des Antipodes… Con loro, le mie creazioni sono vere esplosioni. È un atto poetico. Un insieme che va oltre ciò che è visibile.
La sua filosofia in cucina?
Marcel Ravin: Ho sempre cucinato per l’altro prima di cucinare per me. Ma se non provo piacere, un piacere intenso, non posso toccare il cuore dei miei clienti. Voglio creare emozioni e rendere felice la gente. L’altro giorno un cliente giapponese ha scelto uno dei miei piatti caratteristici e poi mi ha fatto chiamare. Non parlava né francese né inglese. Era molto commosso. Mi ha spiegato di aver avuto l’impressione d’avere gli occhi velati a ogni boccone. Mi ha detto che la mia cucina lo trasportava altrove, regalandogli l’essenza del viaggio. È stato un gran bel complimento! È così che lavoro. Voglio conquistare la clientela, suscitare entusiasmo. Mangiare non significa soltanto venire qui. Non cucino semplicemente per assemblare le cose. Compongo le mie pietanze perché ci sia una successione di sapori. Un’esplosione in bocca.
Che esperienza vuole che vivano i suoi ospiti?
Marcel Ravin: Dico sempre di sì alle esigenze dei clienti. Quello che ha soltanto voglia di un’insalata mista deve essere servito altrettanto bene di chi vuole un piatto di caviale. La sua insalata dev’essere croccante, estremamente ben condita… Non ci sono prodotti più importanti di altri. Bisogna rispettare ogni voglia, ogni gusto. Intolleranze alimentari, confessioni diverse: occorre sapersi adattare. Il ristorante dev’essere aperto tutti. È così che creo la mia carta. È questo il mio mestiere ! Bisogna smettere di far credere che siamo dei Superman, degli artisti. Siamo degli artigiani. Ci sono individui che giungono a scrivere opere teatrali molto belle osservando semplicemente ciò che accade per strada. Ecco come concepisco la mia cucina.
Il ricordo di una qualche golosità ?
Marcel Ravin: Vivevo con mia nonna, ed eravamo autosufficienti. Avevamo un giardino creolo. Mangiavamo ciò che producevamo e allevavamo. Mentre io ero a scuola lei cucinava. Quando ritornavo, mi aspettava sempre una qualche golosità. È con lei che ho sviluppato la memoria del gusto. È qualcosa che mi ha talmente caratterizzato che mi sono sempre ripromesso che un giorno avrei avuto il mio proprio giardino.
La Green attitude, secondo Marcel Ravin
-Il Blue Bay possiede il suo proprio orto creato in collaborazione con la start-up Terrae, fondata da Jessica Sbaraglia, creatrice di orti biologici urbani.
-Per ogni stagione la sua specie: un accordo firmato con « Mister Good Fish » permette di rispettare le risorse marine.
- Denominazione “Ristorante impegnato” per il ristorante gastronomico Blue Bay.
Cos’è per Lei la magia monegasca?
Marcel Ravin: Quando sono arrivato a Monaco per la prima volta avevo 21 anni. Mi sono ritrovato all’Hôtel de Paris Monte-Carlo e ho subito saputo che sarei tornato. Mi sono detto: « Appuntamento tra 10 anni ! ». Sapevo che un giorno avrei lavorato qui. Vent’anni dopo mi hanno chiamato, mi hanno fatto arrivare in elicottero, mi è stata concessa fiducia… Un sogno ! Attraverso la mia cucina voglio contribuire un poco a quella magia che è Monaco, perché questo posto mi ha dato tutto. Per me lavorare qui è stato come sbocciare. Un giorno, S.A.S. il Principe Alberto II è venuto a cena e poi mi ha detto: «Spero che resterà a lungo tra noi». Gli ho risposto che finché Monaco mi vorrà, resterò. Nel mio destino c’era sicuramente questo posto…
Perché il Blue Bay è diventato uno degli stabilimenti più attraenti di Monaco?
Marcel Ravin: È il frutto di un lungo lavoro voluto sin dall’apertura del Monte-Carlo Bay Hotel & Resort nel 2005. Di un certo rispetto della natura, dell’impegno a cucinare e a esaltare ciò che ci offre il nostro orto. Di convinzioni, di audacia e creatività!
Questa seconda stella è un sogno che si realizza?
Marcel Ravin: Una cosa è certa: l’ho sempre desiderata dal profondo del cuore. In particolare, per una questione personale: amo il Principato, il Gruppo per il quale lavoro e la nostra magnifica struttura.
Cosa ha provato quando ha ottenuto questa nuova stella?
Marcel Ravin: È stato molto commovente. Sa bene quanto sono legato alla mia isola. Ho pensato a tutti quei giovani che vorrebbero avere l’opportunità di entrare in strutture di prestigio e di scrivere la propria storia. Ho pensato alla mia famiglia, a mio figlio che oggi è adulto. Vorrei trasmettergli una passione. Non per forza la cucina, ma vorrei che scoprisse la sua passione, come io ho scoperto la mia. È per questo che vivo vicino ai miei figli.
Cosa significa per Lei questa seconda stella?
Marcel Ravin: Molte persone diranno che è una consacrazione, ma per me rappresenta la continuità del mio lavoro e del mio impegno. Sentire che tutto il lavoro fatto è stato ricompensato è una bella sensazione! Tutto questo è stato possibile grazie ai team, ma anche grazie ai nostri clienti che ci accordano la loro fiducia, che vengono per poi tornare nuovamente.
Cosa l’ha più colpita durante la cerimonia di consegna di questa nuova stella?
Marcel Ravin: Vedendo tutti gli chef stellati, ho pensato al mio percorso. Ho provato un sentimento di orgoglio quando ho realizzato che faccio finalmente parte di questo mondo della gastronomia che mi fa sognare sin dalla mia infanzia. Oggi, senza alcuna pretesa, mi sento finalmente di essere alla pari con gli altri chef.
I feticci di Marcel Ravin
La sua ultima scoperta in materia di ingredienti? La Moringa, “l’albero della vita”.
La sua ultima passione gastronomica? Il ristorante giapponese “Niwaki” a Monaco.
In occasione del Rally di Monte-Carlo, un incontro ricco di ricordi ed emozioni con il campione Sébastien Ogier.
Intervista a Victor Marion, chef del Café de Paris Monte-Carlo
Incontro con Noël Bajor, Capo sommelier del Café de Paris Monte-Carlo.